Durante la festa della Donna 2020 mi sono trovata con l’autrice Erika Zerbini sulla piattaforma Skype per parlare dei tempi che viviamo. Cosa puo’ insegnarci il grembo di una donna sul Coronavirus? Le donne sono cutodi della vita e comprendono meglio il rapporto vita e morte, la paura del contagio è la paura di una società che nega morte e dolore. Incapace di affrontarli scappa come il cavaliere protagonista della canzone Samarcanda, una fuga inutile che ci porta di fronte al problema che volevamo evitare, alla realtà che ci è sempre innanzi. Così la frase rassicurante è che a morire sono solo i più “deboli” o i troppo anziani, consolazione di questi tempi che viaggia fra tv e social nei quali sembra veicolato l’illusorio messaggio “tanto a morire sono sempre gli altri”. Ma gli altri siamo noi! Allora ci si dice che andrà tutto bene come un mantra, ignorando così a chi tutto bene non va. Chi ha perso genitori, mariti, mogli, figli. La questione non è “andrà tutto bene” la questione è “quanto siamo consapevoli di chi è l’uomo e del suo destino?”.
Buona visione
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